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Devo aver incontrato Marco Petrella due volte. La seconda volta, guardando le sue tavole in giro per Internet, mi è tornata in mente la prima: doveva essere da adolescente su Cuore. Erano altri tempi e il fumetto e la vignetta erano segni rintracciabili ovunque. Petrella collaborava anche con Tango, Repubblica, il Manifesto ed altri. Adesso cura una rubrica di recensioni di libri per l’Unità: libri recensiti per mezzo di sintetiche illustrazioni, con la voce del bibliotecario Arturo (qui alcune tavole). Ci ho trovato Murakami, Richard Brautigan, Jack Kerouac, Amos Oz, Don de Lillo e altri scelti dallo stesso Petrella. Da lì mi sono mosso per scoprire l’universo dell’autore romano, fatto di illustrazioni di ogni genere: dalla musica ai bambini, passando per un libro, Racconti per ascensore (Mattioli 1885), in cui il nostro anima pezzi inediti di Lethem, Maggiani, Pascale, Matteo B. Bianchi ecc. (qui il booktrailer).
(Ovviamente il fatto che lui abbia illustrato – e come! – Richard Brautigan, di cui vado pazzo, per usare un eufemismo cretino, e che vorrei che ogni uomo sulla faccia della terra leggesse, mi ha fatto innamorare delle tavole di Petrella).
Com’è nata l’idea di recensire libri con una semplice tavola?
Penso derivi tutto dai libri illustrati che avevo da piccolo e anche dalla voglia di scrivere, provare a fare il giornalista. Invece poi a Fare musica proposi di fare una recensione di un cd illustrata, a striscia, un disco al mese, e andò bene. A l’Unità, con la quale collaboravo in cronaca con piccole illustrazioni o vignette, provammo la stessa cosa coi libri ma a scadenza settimanale. Dapprima strisce, poi tavole e ora che il formato si è ridotto, ancora strisce, anche se a colori. Ci sono sempre dei tempi un po’ strettini, tra scegliere il libro, leggerlo, schizzare ed appuntare e consegnare,ma la scadenza stretta è uno stimolo che ti costringe a lavorare.
Mi sono chiesto se non è un modo piuttosto riuscito di avvicinare la gente al libro. Visto che Internet ha dato una bella botta all’oggetto libro, allora rendiamo le cose più maneggevoli, e semplici. Ammesso che sia vero che la gente non legge più. Comunque non ho una risposta a questa domanda scema. Tu?
Beh, arriva già con il quotidiano, per cui ad una fascia che comunque legge su supporto cartaceo e in genere si pensa abituata ad entrare in una libreria e buttare uno sguardo. Rispetto ai libri mi sembra che ci sia una sindrome simile a quella delle vacanze agostane, cioè si compra quello che è in testa alle classifiche, per stare vicini agli altri, fare quello che fanno gli altri, anche se non è quello che fa per noi. In genere non recensisco cose di cui si parla troppo, piuttosto cose che mi intrigano o scoperte che mi va di condividere. Magari, visto che ormai del quotidiano si leggono solo i titoli, una cosa disegnata cattura più l’occhio e dovrebbe essere più agevole di una recensione scritta. Non credo comunque di smuovere le classifiche!
Tra le tavole più riuscite ci sono quelle sugli ultimi romanzi pubblicati in Italia di Richard Brautigan. Ho scoperto così che anche tu hai un’insana passione per il vecchio B. (o sbaglio?)
Dopo l’abbuffata dei classici beat ho scoperto su una antologia brani tratti da Watermelon sugar.
Era un periodo già freakkettone per me, iniziavo a disegnare cose ingenue tipo nuvole in pigiama, per cui quella storia di tigri e zucchero era il massimo. Trovai L’aborto (poi tradotto come La casa dei libri N.d.I.) tra i fuori catalogo e andai alla caccia delle cose già pubblicate in Italia: alla biblioteca nazionale dovrebbe esserci ancora Il generale immaginario. Imparai meglio l’inglese con una copia in lingua di Pesca alla trota. Poi dopo anni qualcuno si decise a ristampare qualcosa, un libro una casa editrice, un romanzo Marcos y Marcos, 2-3 ISBN, un andamento un po’ tormentato, come l’autore, d’altronde. Non credo nessuno dei suoi libri sia stato un best seller da noi.
Scrivi, sempre su Brautigan: «Non cominciate a leggerlo da qui. Potreste pensare che non è un bravo scrittore». E hai ragione. In realtà è una cosa che si potrebbe dire di ogni suo libro. Eppure si finisce sempre per amarlo. La sua ingenuità è compensata da – come dire – un certo tasso di sincerità.
Sincerità e profondità. E poesia, la stessa delle favole che ci raccontano della nostra vita e ci aiutano a diventare grandi. Romanzi sgangherati e poco credibili, storie che non stanno in piedi, anche per chi lo conosce e tutto gli perdona.
Alla fine però c’è sempre una scintilla che lo riscatta, che ti fa strizzare il cuore o lo stomaco.
Ma bisogna arrivarci a quel punto e chi non lo conosce lo abbandona prima.
Watermelon e Pesca per me reggono dalla prima pagina all’ultima, ma dovrei rileggerli per dirlo con sicurezza!
L’effetto che mi hanno dato queste tavole, dai disegni semplici e quasi infantili, uniti a storie che non in un tutti i casi ho letto, ecco, è stato qualcosa di leggermente psichedelico. Sto dicendo una cavolata?
Può darsi, ma più che psichedelia imputerei l’effetto alla sintesi eccessiva, al fatto che ci sia poco tempo e poco spazio per narrare e per spiegare particolari importanti. Ma è un mio difetto.
Ti sei occupato di illustrazioni per bambini, gruppi musicali, libri e pubblicità: come cambia l’approccio dall’uno all’altro campo? Ammesso che cambi.
Di solito se disegno di libri mi mancano le illustrazioni in genere. Mi sembra sempre che la cosa che non sto disegnando sia più interessante, per cui ho sempre uno stimolo a fare meglio. L’ideale sarebbe una bella copertina di un libro in cui si parla di musica per bambini
Il domandone da mille miliardi: il fumetto, il segno grafico in genere (così ci piazziamo pure la satira) non sta passando un buon momento, credo. Ricordo che da adolescente c’era una certa scelta di ‘cose da leggere’, da Cuore a diversi albi di fumetti italiani. Eppure il segno grafico, in teoria, è difficilmente danneggiabile da Internet (un conto è scaricare musica, un altro è leggere un fumetto sul monitor). Cosa diavolo sta succedendo in Italia?
C’è stato un sovraffollamento di offerta fino agli anni ottanta e poi il nulla. In edicola campa solo Bonelli, anche per i molti problemi di distribuzione. Testate indipendenti stanno rinascendo ma a livello delle vecchie fanzine, magari più belle e distribuite in libreria. Internet può essere un buon laboratorio, non solo di contatti ma anche di prove di collaborazione, riviste virtuali che abbattono i costi (ma anche i guadagni,purtroppo!)
Di contro, Flickr, su cui sei presente, è pieno di illustratori, disegnatori et similia di grandissimo talento. È un’opportunità o un modo come un altro per non lasciare tutto nel cassetto? Tu che invece sei già affermato come vivi il web?
Affermato è una parola grossa. Affermato può essere il maestro Mattotti, non io di certo.
La rete e i siti specializzati in arte e illustrazioni possono essere una via di conoscenza reciproca per i disegnatori ed una risorsa per i committenti. Per me è un buon archivio e un modo per conoscere gente simpatica.
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