Sembra che abbiamo sottoscritto un accordo, un patto. Potrebbe essere, se solo i patti potessero essere sottoscritti unilateralmente. Mi sono presentato a Baricco come Malesangue – lo avevo fatto anche con Geoff Dyer – e lui ha chiesto: “Dove l’ho già sentito?”. Su Instagram, ho detto, e lui: “Vero”. E le mie 33 tesi su The Game? Su quell’articolo ho speso un bel po’ di tempo. Lo avranno letto un migliaio di persone, ma che cambia? I singoli articoli servono a poco o niente, serve un movimento generale di cose, una direzione, una furia di vibrazioni globali, altrimenti vince sempre l’equivoco, il sì/no, l’acceso/spento, il mipiace/nonmipiace. L’esoscopia degli oggetti immateriali di cui ci occupiamo è una sfera, per la maggior parte corriamo sulla sua superficie in attesa di beccare la crepa impercettibile che porta al tunnel che porta al nucleo che se hai con te i piani della Morte Nera puoi anche pensare di far esplodere. Di Baricco mi hanno colpito i lineamenti più morbidi dal vivo che in tv, la gentilezza, il suo stare a proprio agio nei panni del Baricco pubblico – io lo chiamo “divano interiore”, devo ancora montare il mio – mentre orde di sconosciuti che ti prendono per un guru fanno la fila per un selfie o un autografo. Il firmacopie è un atto violento.