Tutti lo sapevano caro Rino
che le viole che sfioriscono
sono sempre quelle rimaste in tasca
il colpo in canna, le battaglie di carta
Tutti lo sapevano caro Rino
che la strada lì franava e tu frinivi
ma eran questioni d’ottone
e sentimento, le guerre degli altri
Tutti lo sapevano caro Rino
che con te compromettere l’esistente
era lasciarti il compromesso
e tenersi l’esistente
Tutti lo sapevano caro Rino
che nessuno è cantante e tutti sono canzoni
e hanno un bisogno insperato
d’esser creduti, cantati da altri
Tutti lo sapevano caro Rino
che non ti reggeva il salto con l’asta
il peccato non è sbagliare
ma essersi sbagliati
Tutti lo sapevano caro Rino
che a un certo punto bisogna saper lasciare
la tuba il frac e l’ukulele
e pretendere armi nuove
Tutti lo sapevano caro Rino
ma nessuno piange in tempo
che c’è una muta discrepanza
tra morte e orario del decesso
Tutti lo sapevano caro Rino
che gli ospedali son sempre pieni
e che non sei morto per Roma
ma in quel suo puro anagramma
spiegato male