Le parole più ripetute nelle ultime settimane, mesi, anni: “processo”, “metodo”, “partecipazione”, “dal basso”. Sto improvvisando. Tutta questa improvvisazione dove conduce? O forse: dove conduce tutta questa improvvisazione? Echi sintattici del mio dialetto nella costruzione della frase. Rincorsa, nostalgia, e poi due parolacce: reputazione, resilienza. Un pensiero libero dal pensare, diceva Tabucchi: che belli, quei tempi in cui ti credevo, Antonio. Anche tu sperimentavi: sperimentare, sperimentare, sperimentare… Nel mio dialetto o arte civile e cortese, benché acida, si dice spramentare. Uno spramento vale per cento. Eppure continuiamo in questi sfoghi come brufoli di teoria. Mai schiacciarli. È che la teoria fa paura. Stanca, annoia. A stare seduti si piega la schiena al nemico, e poi fioriscono le emorroidi, gli occhi cadono in delirio; a pensare si irreggimenta, si sclerotizza il pensiero. Non è vero, Antonio? Non è vero.