Provo a raccontare in qualche modo quello che sto vedendo al Campo d’Accoglienza e Identificazione di Manduria (Taranto) in questi giorni. Quella che viene definita da tutti una tendopoli si trova a qualche centinaio di metri da Contrada Tripoli, vicino Oria (Brindisi). Oggi c’è stata una (pacifica) rivolta dei tunisini.
I tunisini escono in massa al di fuori del Campo tra gli applausi della gente. Gli agenti in assetto antisommossa, sbucati dal nulla (proprio come i tunisini nelle campagne fino a qualche giorno fa) non si muovono. Erano stati chiamati per intimorire qualche militante di sinistra giunto lì per dare una mano e finito a provocare. Adesso gli agenti non possono fare niente. Una ragazza si fa incontro alla massa di profughi, ne ferma due, è in lacrime, gli spiega che se escono dal Campo verranno riacciuffati come clandestini e rimpatriati. Comunque non avranno il passaporto. Due tunisini l’abbracciano, non capiscono, «No male», dicono, forse pensano che lei abbia paura di loro.
I primi giorni si fa un gran parlare delle ronde. Il Campo si trova in campagna, su una strada lunga qualche chilometro tra Oria e Manduria, poco prima di una contrada che, ironia del destino, si chiama Tripoli. Tra Taranto e Brindisi. Manduria è su tutte le prime pagine dei giornali, Oria no. Le recinzioni sono basse e i tunisini (o quel che sono) fuggono con estrema facilità e arrivano però proprio a Oria. Cercano treni, vogliono la Francia. Le ronde ci sono: cittadini di Oria che vanno in giro a raccogliere immigrati per riportarli al Campo. C’è un’assemblea pubblica sotto la pioggia, sempre nel comune in cui si dice verrà a sposarsi il figlio del Presidente (nel Castello di Federico II). A un certo punto passano da lì alcuni uomini di colore. La folla inveisce, «Eccoli, sono loro». Una signora, finito il suo intervento preoccupato per le sorti della sua terra, se ne va facendo il gesto dell’ombrello.
Davanti al Campo c’è sempre gente. Molti giornalisti, a metà settimana, non sanno ancora cos’hanno davanti. Si lamentano di non riuscire (più) a entrare. Ci sono presìdi di “destra” e di “sinistra”. La gente che protesta perché i tunisini in fuga sarebbero già andati a rubare nelle ville di campagna, un attimo dopo li avvicina per indirizzarli verso la stazione più vicina. C’è un signore anziano che non fa che litigare tutto il giorno con la giornalista del TG3 per via di Santoro e Travaglio, che lui detesta. Dice che i tunisini se ne devono andare. Un attimo dopo dà una mano anche lui ad alcuni immigrati. Vorrebbe tenere due ragazzini con sé. Qualcuno gli spiega che non è il caso.
Sui cittadini “convertiti” rimane un dubbio. E cioè che alcuni di loro indirizzino i tunisini nelle campagne per poi catturarli e farli lavorare come schiavi. Non c’è certezza di questo. C’è però un signore finito in tv per le parole forti usate contro i tunisini che adesso dà una mano agli stessi a fuggire, organizzando fughe insieme ai parenti immigrati già residenti a Manduria.
Il venerdì i tunisini fuggono a gruppi di dieci. Si stanno montando recinzioni più alte, ma loro sono più veloci degli operai. Prima ancora che quelle siano pronte, loro sono già fuori. Li vedi scavalcare la recinzione e iniziare a correre sul prato, verso dei piccoli canyon in cui sperano di nascondersi e telefonare in Tunisia oppure a qualche parente in Europa. Verso sera arrivano i politici e allora comincia a intervenire la polizia. Ne cattura qualche decina e li riporta nel Campo. La gente urla ironicamente «Bravi, bravi, bravi», incitando i tunisini nei blindati a riprovarci. Intanto la Oria-Manduria è piena di gente che fa su e giù. Ci sono fuggitivi e profughi che hanno ottenuto il permesso per uscire dal Campo per qualche ora.
Il sabato è prevista una manifestazione in piazza a Manduria. Arriva Nichi Vendola e qualche contestatore viene allontanato in malo modo. Prima del Presidente, sul palco c’è un tunisino che chiede scusa per la sassaiola della notte prima alla stazione di Oria. Il giorno prima questo tunisino è stato visto tutto il giorno in auto con un giornalista di un quotidiano locale. Nichi Vendola fa il suo discorso tra qualche contestazione. La gente vuole andare al Campo. Al Campo in effetti c’è soprattutto gente “di sinistra”. Qualcuno vuole entrare, qualche carabiniere male in arnese prova a spiegare che non è il caso. Quelli insistono e sale la tensione, finché non arriva la polizia in assetto antisommossa. Qualche spintone. Le recinzioni oggi sono più alte e si pensa che non ci saranno fughe. Ma non è così. Una decina di profughi riesce a bucare centralmente, è fuori ma non sa cosa fare perché le stazioni sono presidiate. Poi gli applausi, i cori degli altri tunisini («Libertà» in due o tre lingue) che hanno appena varcato i cancelli del Campo. Adesso saranno almeno un centinaio. Occupano la strada per un po’, si improvvisano vigili urbani controllando il traffico, poi si risistemano all’ingresso del Campo. La gente gli spiega che è inutile fuggire. Un ragazzo ha una rosa in mano (dove l’ha trovata? qui è tutta macchia, cespugli e qualche vipera) e la offre a un’italiana. Quando uno di loro cade e urta la testa, perdendo sangue, chiedono ai giornalisti di allontanarsi, si mettono tutti seduti e aspettano l’ambulanza. Un altro spiega che non vuole tornare dentro, esser guardato: vuole parlare, feel, andarsene in giro.
Pare che a sera siano rientrati. Nei paesi limitrofi, Oria, Manduria e Francavilla, gli altri sono in giro. Dormono in stazione. Qualcuno dice che prima o poi cominceranno ad aver fame.
[continua?]