Per una volta il sottoscritto è oggetto d’intervista. È accaduto il 19 gennaio 2012 sulle pagine de Il Paese Nuovo, quotidiano leccese, e le domande le ha poste Ennio Ciotta partendo dal libro La Passione. L’intervista è disponibile anche in pdf.

Come nasce La Passione?
La Passione nasce come reportage nel giugno del 2009. M’impegnai allora a riprendere tutti o quasi i comizi che si tenevano nella piazza del mio paese, la cui situazione politica rispecchiava nel piccolo quello che accadeva o sarebbe accaduto di lì a breve a livello nazionale (si pensi al Laboratorio Politico tra Pd e Udc di oggi, lanciato proprio in quei giorni in provincia di Brindisi). Avevo del materiale video (tuttora su Youtube) e un diario in cui raccontavo soprattutto di una comunità che nei giorni delle elezioni si apre come in festa. Un’assurda festa patronale, in cui il mito – così è il politico in elezioni – si fa rito (i comizianti come i crociferi della Settimana Santa). Il destino della comunità in quei giorni sembra sciogliersi nelle vite e nei melodrammi dei politici. Tutto questo poi è entrato nel libro, commissionatomi dall’editore Untitl.ed a inizio 2010. Ho quindi tirato su un romanzo dalla cronica cronaca del giugno 2009, facendone più che altro un libro sulla lingua e sul sempre incombente ritorno della Balena Bianca (la DC, insomma).

Cosa rappresenta per te Francavilla Fontana? La senti come “la tua città”?
A Francavilla sono nato e vivo tuttora, è un posto molto bello e durissimo come tutti i posti di provincia (La Passione è un libro su tutti i posti di provincia, del resto.) È la mia città solo perché mi trovo a vivere qui e qui ho gli affetti, certamente è stata un punto d’osservazione privilegiato nei giorni in cui ho lavorato sul libro. In cui peraltro racconto che c’è una differenza tra l’abitare un posto e il semplice abitare *in* un posto. Io adesso sto qui per caso, insomma, e in generale tendo ad appartenere a nulla, e non posseggo nulla.

Cosa pensi realmente della politica locale?
Non sono un commentatore politico né ritengo di avere i mezzi per parlarne, locale o nazionale che sia. Con il libro ho usato la politica come materiale o scenografia per arrivare a raccontare una comunità che può essere metafora di altre comunità. Trovo che in generale si parli più di comunicazione politica che di politica in sé, e non voglio essere annoverato tra i campioni di questa materia. Anche perché in passato ho amato molto la politica vera, ma da cittadino, e rispetto chi la fa sul serio.

Cosa leggi in questi giorni? Consigliaci un libro.
Leggo libri piccoli, a tratti insignificanti in cui però ci sono autori vivi. E poi ristudio la mitologia greca attraverso Le nozze di Cadmo e Armonia, di Roberto Calasso. Va detto che non inseguo i (supposti) bei tempi che furono, quanto la misura dell’umano che è rimasto nel passaggio dei secoli, dal divino, appunto, all’umano. Ma in generale consiglio soprattutto di leggere cose vive. Tipo Boris Vian. C’è sempre tempo per la morte.

Progetti futuri?
Mi piace pensare, sbagliando, che sto risalendo la penisola grazie ai miei libri. Così, dopo il primo libro con la salentina Lupo (2009) e quello con Untitl.ed che è di Andria (2010) sono invece tornato un po’ più giù: in primavera esce il mio terzo libro per Caratteri Mobili che è di Bari. Si tratta di una tragedia on the road che ho scritto sempre nel 2010.
Comunque, ho fatto tre libri e un mucchio di altre cose in tre anni. Sono zoppo e ho bisogno comunque di accompagnarmi alla scrittura per andare avanti. Il progetto, per così dire, è scrivere cose nuove, ricercare, e restare libero e vivo mentre provo a fare tutto questo. Non so se mi spiego.