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Quelli che quando ridono tengono la punta del naso tra le dita. Questo è un pensiero effimero che mi ha attraversato stamattina. Lo scrivo per non perderlo. Se c’è un dio dell’effimero, come dice Georgi Gospodinov, allora Robert Walser deve averlo conosciuto da vicino.

Lo scandalo di Walser è lo scandalo di una scrittura che dichiaratamente non cattura nulla, che celebra affettuosamente tutto ciò che ci sfugge, e che proprio per questo acquisterà un’importanza sempre maggiore quando tutto il campo della letteratura ufficiale sarà composta solo da prodotti fabbricati per il successo.


Gianni Celati

Robert Walser aveva compreso o anche solo intuito il segreto che innesca la letteratura, che la determina. E forse per questo non la praticava – o forse, al contrario, la praticava fino in fondo. Forse leggere Robert Walser è una leggera forma di resistenza. Non so a cosa.

Walser morì passeggiando, il 25 dicembre del 1956, per un malore. Non a caso dico per e non a causa di. Si accasciò per terra, sulla neve. Ci sono alcune fotografie che ritraggono quel momento. A differenza di molti decessi immortalati in foto o in video all’inizio di questo millennio, questi documenti non hanno nulla di pornografico. Tutto quel bianco ha qualcosa di innocuo, o quantomeno naturale. Forse anche dolce. Richiama gli spazi bianchi di una pagina, che lo stesso Walser paragonava a fiocchi di neve.