
Mentre, giacendo assorto, chiedevo in silenzio perdono agli uomini, mi tornò ancora alla mente quella fanciulla tutta fresca di giovinezza, dalla bocca così graziosamente infantile e dalle gote deliziose. Rivissi acutamente il rapimento che mi dava la sua presenza fisica, così tenera e melodiosa, e come tuttavia, avendole chiesto poco tempo addietro se credeva che le fossi realmente affezionato, in segno di dubbio e d’incredulità avesse abbassato i begli occhi e mi avesse risposto “no”. Le circostanze l’avevano indotta a partire, e così la perdei. E tuttavia avrei potuto probabilmente convincerla delle mie buone intenzioni. Al momento giusto avrei dovuto dirle che la mia inclinazione era del tutto sincera. Sarebbe stato semplicissimo, e nient’altro che giusto, confessarle apertamente: “Io l’amo. Tutto ciò che la riguarda mi sta a cuore come ciò che riguarda me. Per molte belle e buone ragioni desidero renderla felice”. Ma poiché non me n’ero più dato cura, lei se n’era andata.
“Ho raccolto fiori solo per deporli sulla mia infelicità?” mi domandai, e il mazzolino mi cadde di mano. M’ero alzato per ritornare a casa; era già tardi, e tutto si era fatto buio.
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Robert Walser | La passeggiata