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Quella quassù è la bellissima copertina del numero 52 di inutile Opuscolo Letterario. Su questo numero, tra le altre cose, c’è una sorta di articolo-backstage di Federico Di Vita a proposito della ristampa di Pazzi scatenati – Usi e abusi dell’editoria, il suo secondo libro (della cui prima edizione avevo parlato qui). Con questo testo – riveduto e ampliato quest’anno – Federico ha indagato a fondo i meccanismi della piccola editoria italiana, mettendone a nudo non solo i difetti ma anche, e soprattutto, le odiose velleità. Ritengo questo libro molto importante – per chiunque ritenga di avere abbastanza fegato da voler entrare nel circense sottobosco editoriale italiano, ma non solo. E poi: Federico scrive benissimo.
Sempre sul numero 52 di inutile prosegue la mia rubrica di incroci letterari. Questa volta ho provato a mescolare alcuni aspetti di due libri molto diversi tra loro: Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan e Le particelle elementari di Michel Houellebecq. Quello che mi interessava era capire che tipo di futuro avessero immaginato per l’umanità questi due autori, considerato anche che in pochi si sono concentrati sull’ultimo capitolo del libro della Egan (ambientato in un futuro molto prossimo, appunto) preferendo la solita discussione sul Grande Romanzo Americano; e che ne Le particelle elementari, pubblicato nel 1998, Houellebecq descriveva già la società ipersessualizzata in cui sembriamo sguazzare oggi – ipotizzando tuttavia un’interessante e molto umanistica rinascita per noi terrestri. Dimenticavo: il mio pezzo si chiama I piccoli computer sognano mai pecorine elettroniche?; per ricevere inutile Opuscolo Letterario a casa vostra (o nella vostra casella mail in formato pdf-mobi-epub) è sufficiente cliccare qui.

Seconda segnalazione per il ritorno dal vivo del mio primo libro, Sono un ragazzo fortunato. Lo ri-rap-presenterò il prossimo 22 febbraio (ore 20) al Barcollo di Torre S. Susanna (Brindisi). L’ultima volta che l’ho portato in giro, due anni fa, è andata a finire (come al solito) che ho tirato fuori dalle tasche piovre giganti, nasi da clown e tirato i capelli al presentatore. Adesso sono un po’ più vecchio per fare tutti quei movimenti e ho altri due libri sul groppone: ma chissà che non me ne inventi una anche stavolta.