mistaken

Questa è una storia di quindici o vent’anni fa. Accade in un ufficio postale. All’epoca non c’erano i bigliettini per mettere ordine tra i turni.
“Vedete, il punto è che qui stiamo facendo i conti con qualcosa che non conosciamo fino in fondo”, disse l’uomo più o meno a metà fila. Era un uomo di mezz’età, coi capelli ancora scuri sulle tempie, a suo modo elegante. “Oppure, il punto è che non stiamo facendo i conti con qualcosa che, al contrario, conosciamo fin troppo bene, ma che tuttavia ci ostiniamo a voler ignorare: vai a sapere.”
Più dietro c’ero io, e dietro di me un altro uomo, del quale sapevo che aveva scritto qualcosa in vita sua. Di tanto in tanto mi voltavo a guardarlo. Lui ruotava gli occhi, molto piccoli, fissava lo sguardo in un punto immaginario alla sua destra, poi lo portava su di me per un istante e infine tornava a guardarsi intorno. Proprio come accade con certe donne quando capiscono che le stai osservando e la cosa le rende incerte e curiose insieme.

Quello che voglio dirvi è che quest’uomo, da quel che so, doveva aver capito cos’era la poesia. Doveva averlo capito nell’intimo. Perciò non la praticava.
Qualcosa del tipo: trovarsi nella bocca o nella gola di Dio, poi nell’esofago, nell’intestino, nel fegato, insomma: in attesa di essere espulsi.
Come so queste cose? Non ha importanza. Con uno sguardo un po’ più attento, specie adesso che di quell’uomo si parla anche sui giornali, chiunque potrebbe comprendere di cosa sto parlando.
Ad ogni modo, quest’uomo ha continuato a scrivere ancora per qualche anno. Pezzi minori, deve averli definiti quando gli hanno fatto qualche domanda in merito.
Poi ha smesso, molto tempo dopo quell’incontro all’ufficio postale. Ha smesso perché aveva compreso. Ha smesso per legittima difesa, o per rispetto della materia. E quando ha smesso, a quel punto, tutti – ma davvero tutti, e a quel punto, non prima – si sono accorti della sua grande arte.
E gli hanno detto, stringendogli le mani e abbracciandolo ogni volta che potevano: complimenti, anche questa è poesia, da parte tua.