Intanto Harold si era tolto la giacca di tela, si era infilato una vecchia felpa arancione a cui era stata tagliata una delle maniche, e si era spalmato di gel lubrificante il braccio nudo. A quel punto si portò dietro la gabbia e piegò la coda della giovenca sul dorso. Infilò una mano dentro di lei, tirò fuori lo sterco molle, caldo, verde e si spinse più in profondità, per sentire se c’era un vitello. La sua faccia, appoggiata contro il fianco dell’animale, era rivolta verso il cielo, gli occhi socchiusi per la concentrazione. Sentì la massa tonda e dura della cervice, e dietro qualcosa che stava crescendo. La tastò con la mano. Le ossa si stavano già formando.
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Kent Haruf | Canto della pianura