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Il dipinto Ecce homo conservato a Francoforte è un’eccezionale rappresentazione dell’inaudita brutalità della Passione. Incoronato di spine, sanguinante per i colpi ricevuti, Cristo viene presentato da Pilato e dal suo seguito alla massa eccitata. Lo scambio di battute fra Pilato e la folla viene reso con le iscrizioni che hanno la stessa funzione dei moderni fumetti: dalla sua bocca escono le parole “Ecce homo”. Della frase “Crucifige eum” non c’è quasi bisogno: le espressioni del viso e i gesti minacciosi palesano inequivocabilmente l’odio della moltitudine. La terza scritta, “Salve nos, Christe redemptor”, proveniva dalle figure di donatori nella parte inferiore sinistra del dipinto, che però sono state successivamente, probabilmente nel XVII secolo, cancellate (al pari delle figure delle donatrici nell’angolo in basso a destra). Come nel caso dei Re Magi del quadro di Philadelphia, Bosch ha cercato di rappresentare il paganesimo di Pilato e del suo seguito attraverso costumi esotici e singolari copricapi, fra i quali anche un turbante pseudo-orientale. I tratti caricaturali e le orribili smorfie che sfigurano i volti, all’epoca usati anche nella rappresentazione degli ebrei, sono espressione della depravazione e della volgarità della folla esaltata.
Emblemi tradizionali del Male – come, ad esempio, la civetta nella nicchia sopra il capo di Pilato o il rospo, una della bestie del diavolo, che orna lo scudo di uno dei soldati – sottolineano lo scherno e lo spregio che pervadono il dipinto. In cima a una delle torri della città sullo sfondo sventola la bandiera turca con la mezzaluna: i turchi e i discepoli del profeta Maometto, che tenevano in loro potere i luoghi sacri del cristianesimo nel Vicino Oriente, erano per i contemporanei di Bosch la quintessenza dei nemici di Cristo.


Walter Bosing | Bosch