Il pueblo di Taos conserva la sua antica nodalità. Non l’importanza di una grande città. Ma a suo modo è come i monasteri europei. È impossibile avvicinarsi alle rovine dei grandi monasteri inglesi, vicino a un fiume, in una bella vallata ormai sperduta, senza avere la percezione che questo sia uno dei punti prescelti della Terra, dove dimorava lo spirito.
È importante per me ricordare che quando alla caduta di Roma il grande Impero romano crollò in fumanti rovine, quando per le strade di Lione si aggiravano gli orsi e i lupi ululavano nelle vie deserte di Roma e l’Europa era tutta un’oscura rovina, non fu nei castelli o nei manieri o nei cottage che la vita continuò a fiorire. Allora, quelli le cui anime erano ancora vive si ritirarono insieme e gradualmente costruirono i monasteri, e questi monasteri e conventi, piccole comunità di lavoro silenzioso e di coraggio, comunità isolate e indifese eppure mai sopraffatte in un mondo travolto dalla devastazione, questi luoghi soltanto impedirono allo spirito umano di disintegrarsi, di diventare completamente oscuro, nell’oscurità dei secoli bui. Questi uomini fecero la Chiesa, che a sua volta ricostruì l’Europa, ispirando la fede militante del Medioevo.
Il Pueblo di Taos mi dà l’emozione di un vecchio monastero. Quando ci arrivi percepisci qualcosa di definitivo. È un punto d’arrivo.
–
D.H. Lawrence (via White Sands di Geoff Dyer) / (Foto: Larry Lamsa)