Uno dei motivi, forse il principale, che faceva di Graziano uno scrittore inedito era la sua ripugnanza a scrivere. Il tavolo, la penna, la pagina bianca da riempire: ecco gli strumenti di una tortura che egli rinviava di giorno in giorno, affidando le sue fantasie alla memoria o, peggio, disseminandole in quadernetti, in uno stile conciso che non tardava, sfumata l’ispirazione, ad ammantarsi di mistero. Sfogliandoli nei momenti di disperato rimprovero, alla ricerca di un avvio utile, trovava appunti come questo: “Ragazza bellissima ascolta mus., odia amante”; e invano tentava di risuscitare l’episodio o l’idea che gli avevano suggerito di scrivere accanto: “Se ne potrebbe fare rac. abbinato a storia gatto”. Così, nello stesso quaderno trovava consigli rivolti a se stesso, che lo sorprendevano per un rigore altrettanto oscuro: “Non arrabbiarsi. Controllare a Natale”.
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Di questa giornata mi rimarrà un ricordo sgradevole di freddo e di vento, e di una curiosità inutile: non è un impulso sentimentale che mi trattiene, né la curiosità del turista ma soltanto una noia irrequieta. Certo potrei andarmene, non ho niente da fare quaggiù, invece forse ci resterò fino alla fine, preso dal fastidio di lasciar scorrere il tempo in un luogo che non mi piace e tuttavia credendo di ingannarmi a osservare le cose che mi colpiscono. A che scopo, poi? Per concludere che non ne valeva la pena o che non c’è niente di peggio di voler guardare da naturalista una vita che ha le sue miserie ma anche un segreto che si apre solo a chi vi partecipa fino in fondo.
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Ennio Flaiano | Una e una notte