Amava le religioni degli uomini. Religioni con un pubblico, ma senza mercato, sempre in cerca d’aiuto. Non cercava il Signore, non solo, cercava i credenti. Così le chiese erano diventate teatri e alle processioni si andava con lo spirito di chi segue una corsa di cavalli. L’Addolorata in piazza, anche lei, non vedeva l’ora che finisse. Tornando alle chiese, alle sue chiese: le librerie: ci andava perché doveva, perché lì era il suo Cristo di legno, divenuto scaffale o carta e fuggito anche da lì, ma un tempo c’era stato: tanto valeva riprovarci.
Il figlio di Dio era scomparso. Dei libri, come per le persone, si fa salva un’idea, nella peggiore delle ipotesi, anche se il libro è orribile. Nell’abbondanza degli ultimi arrivi nessuna idea appariva necessaria: non dovrebbero esistere idee non necessarie. Così, con lo stato d’animo della vedova che va a messa per abitudine, lui continuava a frequentare librerie. Doveva esserci ancora traccia del Signore, da qualche parte. Si va in chiesa pur avendola in spregio, negando essa l’idea di religione: si va in libreria nonostante, negando essa l’idea di libro.
Il suo libro, un libro minore, necessario – forse – solo a lui, lo trovò alla M della sezione narrativa. Stava tra Montefoschi e Moran. Il primo, un libro sull’inquietudine; il secondo su Nefertiti. Il suo libro, minuscolo, le dimensioni di un cd, neppure si vedeva. Come in cattedrale il banco con l’iscrizione dedicata a una famiglia di benefattori. Immaginate un banco più basso e senza poggiapiedi. Nessuno siederà.
Di contro, altari privati. Preghiere mute, e migliori, avvengono nel solco di una notte, il fruscio di un vinile. E silenzio. Passi le mani sul legno, Cristo fermato. A casa funzionava così: quattro postazioni, in luoghi diversi, quattro altari casalinghi. Nessun permesso, si officiava lo stesso. Sulla scrivania, Petrolio, robusta impalcatura del cantiere Italia. Sul divano, un Buzzati, poeta d’angoscia e terrore, digeribile disteso. Sul bracciolo della poltrona: libri americani, da seduto ne assorbiva il senso di vacuità e scorrevolezza provvisoria. Sul letto, manuali di storia, con cui addormentarsi, fermarsi del tutto nel senso verticale che ha la storia dell’uomo. Fermo, fine della corsa.