venus

Per Valeria.

Tu per me sarai l’anello, il motivo, la lingua imparata perché siano credibili queste memorie dall’interno.
Tu per me sarai pelle, quella morta e ricucita, una canzone cercata per mesi, sottoposta al silenzio, per cui pure le trombe hanno taciuto. Sarai l’àncora e il ripiego, sarai la caduta e il libro nuovo, sarai eco e frustrazione, assenza, paradiso, finzione.
Tu per me sarai vapore, il castigo cercato con ortodossa, caustica precisione; e cura, e risveglio, il rifugio in cui s’incappa per caso, indecisione, in cui affrontarsi è mai nascondere, cancellare le tracce, le orme, il percorso; perché tu sarai percorso, e convinzione.
Tu per me sarai delusione, di anni, e ricerca, e fatica, un desiderio che cola e si raccoglie, il fiato spezzato di chi ha già capito, la scarpa persa, mai trovata; una storia disperata.
Tu per me sarai il coniglio, il tricheco, il difetto, la presa di posizione; per me tu sarai l’errore, il contrario, la ripetizione e l’affanno di una corsa al mare; per me sarai la rete, la confusione, un pescatore.
Sarai tempesta, un mondo labile, e preghiera.
Tu per me sarai la scelta, lo specchio, infranto, il sogno, sarai un elenco e poi la fine, sarai l’augurio, la dipendenza, l’autarchia; per me sarai povertà e ricatto, il pensiero del limite in un giorno marcio; sarai ossa, e polvere, e ritmo, sempre: ritmo.
Tu per me sarai il ritorno, strada sterrata, quando saprò di non esser mai partito, neppure per un giorno o per un’ora: neppure per paura.