prega

E così s’era estinto il regno di Satana. La stessa intera umanità era scomparsa dalla faccia del pianeta. Dunque non c’era più alcun bisogno del Male e il regno di Satana era crollato facendo uno strano fracasso, come di tutte le musiche del mondo suonate assieme.
Poi era venuto un discreto silenzio.

Sotto forma di ombra il Maligno era fermo nel deserto a guardare le rovine del suo regno e di quel che restava del suo esercito di pasta frolla. Mentre osservava, tentava di simulare dentro di sé emozioni del tutto simili a quelle che avrebbe potuto provare un essere umano al suo posto: commozione, rassegnazione, rabbia, delusione, ma non ci riusciva. Si sorprese e si risolse invece a sussurrare qualcosa a se stesso, qualcosa di molto vicino a una tentazione, a quel tipo di dubbio che era abituato invece a instillare negli uomini. Così Satana rise di se stesso.
A quel punto sentì una voce. Era un sasso. «Doveva accadere, è accaduto» ripeteva. Satana restò in ascolto. Il vento fischiava e sollevava inutili mucchietti di sabbia.
«Mi chiedo perché è accaduto» disse poi Satana rivolto al sasso.
«È accaduto e basta» rispose il sasso, «Sapevi bene che prima o poi sarebbe accaduto, non c’è alcun motivo per cui tu debba sentirti deluso. Posso solo dirti di esser stato dalla tua parte fino all’ultimo. Del resto una vita in cui il male è vinto troppo presto non è mai troppo degna d’esser vissuta fino in fondo.»
Il vento interruppe il ragionamento del sasso.
«Se posso intromettermi» disse il vento, «non ho mai creduto che il male fosse poi così indispensabile; è piuttosto il risultato di più vettori culturali, questo pensiero, e cioè che un certo tasso di male sia insito e addirittura indispensabile, nella condizione umana. L’umano, il male, ma anche il bene, con le maiuscole o le minuscole, questi fattori sono assolutamente indipendenti tra loro.»
Il sasso e il vento attesero che Satana esprimesse il suo punto di vista. Il Maligno prese fiato e si rivolse allora al vento.
«Allora, mio caro, come spieghi che, una volta estintasi la razza umana, il mio regno sia venuto giù, tutt’a un tratto?»
Si trovava a passare di lì un giovane dingo, il quale non esitò a intervenire: «È tutto vero quel che dite, ma non è detto che la razza umana sia solo peccato e dolore. Mi pare un filone piuttosto abusato, questo, e non è da escludersi che si sia trattato di una banale coincidenza, l’estinguersi dell’uomo e del male insieme. Tu, piuttosto, non avevi avuto sentore di questa caduta?»
«Sentivo solo che stavo per annullare non l’uomo, ma la volontà umana, e che in questo annullamento avrebbe trionfato il desiderio assoluto, in ogni forma. Adesso sospetto, com’è capitato ad alcuni uomini, di esser giunto nel punto in cui si ha coscienza di tutti gli uomini, tutta insieme, e che in questa coscienza collettiva, la mia venga negata.»
«Shhh!» interruppe il sasso. «Guardate, chi è che avanza laggiù?»
Adesso Satana, il sasso, il vento e il dingo guardavano verso l’orizzonte, dove il sole si adagiava come un filo rosso sul dorso di una duna soffice e lontana.
Timido, aggiungendo piano un passo all’altro dietro quella duna, camminava un uomo.
Quando fu più vicino, Satana lo vide fare dei piccoli gesti con la mano sinistra, che teneva attaccata al corpo, piccoli movimenti simili a farfalle. L’uomo avanzava adesso come se avesse dentro un esercito di decisioni da prendere. Il Maligno, tramutandosi in donna e riprendendo a sussurrarsi dubbi e tentazioni in gola, sudava già freddo.