
“Questo è il posto” ha detto il professore, puntando la lampada su una piccola mappa della casa, copiata da un foglio della mia vecchia corrispondenza relativa all’acquisto della proprietà. Con un minimo di difficoltà abbiamo trovato dal mazzo di chiavi quella relativa alla porta che abbiamo subito aperta. Eravamo tutti preparati a qualche sgradevole effetto, perché già socchiudendo appena la porta un’aria sottile e maleodorante è sembrata esalare tra gli interstizi, ma nessuno di noi si sarebbe aspettato un odore come quello che ci ha aggrediti. Nessuno dei miei compagni si era mai trovato faccia a faccia col Conte, e anch’io l’avevo sempre visto nei momenti di digiuno a casa sua o – sazio di sangue fresco – tra le rovine di un edificio all’aria aperta; ma qui il luogo era angusto e chiuso, e il lungo abbandono aveva reso l’aria stagnante e malsana. A quest’aria malsana si aggiungeva un odore di terra, come un miasma secco. Ma quanto all’odore in sé, come posso descriverlo? Non era solo il fatto che si componesse evidentemente di tutti i mali della morte e dell’acre e pungente sentore del sangue, ma sembrava che in quella corruzione esso stesso si fosse corrotto. Il solo pensarci mi dà il vomito. Ogni respiro esalato da quel mostro sembrava essere rimasto attaccato in quelle stanze a intensificarne la ripugnanza.
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Bram Stoker | Dracula