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Foto: Jack Simon

Soltanto il morto sembra aver capito la situazione ed essersi messa l’anima in pace. Finché c’è vita c’è speranza. Finché c’era un filo di speranza, anch’egli s’è agitato, ha fatto gesti incomposti e detto parole sensate. Ma ora non c’è più. Ora è l’unico che sappia far la propria parte. Guardatelo. Morto da poche ore e già pare praticissimo di queste cose. Tra i fiori e le candele, steso sul letto, vestito del suo abito migliore, ha già assunto quell’aspetto impenetrabile, quel pallore, quell’immobilità, quella freddezza caratteristiche. Insomma, ha già quello che i francesi chiamano le physique du rôle. Tutti i vivi s’agitano come pulcini nella stoppa, rivelando un’impreparazione deplorevole. Nel morto, nessuna sorpresa. Si direbbe che in vita sua non abbia fatto altro che morire. Guardatelo, come è steso sul letto. Non dà retta a nessuno, non fa commenti.
“Ma come? Se poche ore fa pareva non volesse mai staccarsi dalle persone e dalle cose che lo circondavano? Possibile che si sia già rassegnato?”
“Che vuol che le dica? Non s’occupa più di nessuno, nemmeno di se stesso. Lo vestano, lo svestano, lo chiudano in una cassa, se ne disinteressa completamente”.
“Se vogliono lasciarlo lì, ci resta”.
“Vogliono pregare? Preghino”.
“Piangere? Piangano”.
“Sta lì, fermo, e lascia fare tutto”.
“Tranquillissimo”.
“Come si trattasse d’un altro, avete notato?”.
“Ma dove avrà imparato a fare così bene il morto?”.
“Non arrivo a capirlo. E non è questione di cultura, d’età o altro. I poveri lo sanno fare come i ricchi. I sapienti come gl’ignoranti. Giovani e vecchi, fin dal primo momento dopo che son morti, se ne stanno col medesimo assenteismo”.
“Guardatelo, com’è disinvolto, e imparate. C’è niente da ridire?”.
Viene il medico del municipio, tocca, esamina, lo trova perfettamente a posto. Dice:
“Fategli un clisterino”.
E se ne va, approvando pienamente.
Viene il prete, benedice il defunto, che lascia fare. E se ne va.
Vengono gli amici e hanno la sorpresa di trovarlo già perfettamente ambientato sul letto di morte. Non ha messo molto a prendere il nuovo aspetto. I sopravvenienti balbettano smarriti:
“Ma come? Ma quando?”.
Lui non ci pensa nemmeno. Non ha perso un minuto. Ha preceduto tutti nel farsi, come si suol dire, mente locale. Eccolo già pronto per l’eternità. Bravo!


Achille Campanile | Il povero Piero