La campagna del South Carolina centrale sembra appassita, linciata, con un cielo color acciaio a basso tenore di carbonio e una terra che è tutta zolle morte ed erba da spazzole, con alti arbusti e pini piegati ad angolo, e riesci quasi a sentire il respiro delle zanzare che nelle loro piccole uova flosce attendono la primavera. L’inverno qui è gelido e al tempo stesso afoso, e Jay finisce per alternare il riscaldamento all’aria condizionata a seconda di chi si lamenta per il caldo o per il freddo. Procedendo verso sud, palme frastagliate cominciano a inframezzarsi ai pini, e il miscuglio di conifere e palme risulta dissonante come in un brutto sogno. Una certa percentuale degli alberi che ci sfrecciano accanto è morta e assediata dal kudzu e da un particolare tipo di muschio spagnolo che assomiglia a una lanugine da asciugatrice particolarmente diabolica. A fare compagnia al pullman sono solo autotreni e strani pick-up molto alti, e i pick-up sono arrugginiti e hanno tutti l’alloggiamento portafucile e adesivi con messaggi destrorsi sul paraurti; alcuni suonano il clacson in segno di supporto. I finestrini del Fuffa 1 sono alti abbastanza da permettere di vedere all’interno delle cabine dei Tir. L’autostrada è a sua volta incolore e lungo i bordi sembra come masticata, e ci sono rifiuti, e il divisorio è fatto di erba secca e tantissimi segni di pneumatici e di frenata che striano il tappeto erboso per decine di chilometri, e sembrano tracce di un’ipotetica madre di tutti i tamponamenti persa nel passato dell’interstatale 26. Tutto sembra morto e per nulla felice di esserlo. Gli uccelli volano in cerchio senza sapere dove andare. Ci sono anche certi alberi luminosi dalla corteccia liscia che potrebbero essere noci americani; nessuno sembra saperlo. I tecnici tengono le tendine chiuse pure se non hanno il portatile. Si intuisce che da queste parti anche l’estate dev’essere sinistra, tutta muschio umido e vapori di palude e cani con le costole in evidenza e gente che suda sotto il cappello. Nessuno dei giornalisti guarda mai fuori dal finestrino. Sono abituati a essere sempre in movimento. I luoghi geografici vengono nominati soltanto al cellulare, da chi cerca di mettersi in contatto col telefono di qualcun altro e dice: “In South Carolina! E tu dove sei?”. L’altra costante di quasi tutte le telefonate al cellulare su un pullman in movimento è “Ti sto perdendo, mi senti? Magari ti richiamo!”. Un tratto peculiare dei field producer è che tirano fuori le antenne dei cellulari con i denti; i giornalisti usano le dita, oppure hanno l’auricolare, che usano per parlare e battere al computer temporaneamente.


David Foster Wallace | Forza, Simba (in Considera l’aragosta. Traduzione di Adelaide Cioni e Matteo Colombo)