Qualche anno fa vengo a sapere che la mia intervista a Enrico Monti, riscopritore e attuale traduttore di Richard Brautigan per ISBN Edizioni, è stata rubata e pubblicata nell’annuario della stessa ISBN. Dico rubata ma intendo dire: presa a mia insaputa, benché con indicazione di fonte e autore. Non ricordo come l’ho scoperto, ma ho scritto a ISBN e mi è stata subito spedita una copia della pubblicazione (avrei dovuto chiedere dei soldi?);
ISBN ha portato in Italia Richard Brautigan, ripubblicando alcuni suoi testi già apparsi per Marcos y Marcos e traducendo qualche inedito. Così per molti altri autori che diversamente non avrei scoperto e amato. Ha rappresentato, questo, l’equivalente editoriale di quello che fu il salotto su cui sedeva Massimo Coppola nelle puntate di MTV BRAND:NEW in ambito musicale, a inizio Duemila? Non lo so ma attenzione, perché questa è la risposta che lo stesso Coppola – come Daniela Di Sora di Voland – dà ai suoi detrattori: ho fatto qualità;
Qualche tempo fa mi è capitata una cosa simile a ciò che sta accadendo ai lavoratori di ISBN Edizioni in questo periodo, anche se in un altro settore – in cui oggettivamente i soldi girano in quantità impressionante rispetto a quello editoriale. Anche in quel caso, un datore di lavoro socialmente rispettabile – ben più di un povero stronzo senza neppure uno straccio di rappresentanza sindacale come il sottoscritto – aveva smesso di pagare fornitori e dipendenti da tempo, sperando forse di cavarsela, prima o poi, e senza ovviamente essere chiaro e trasparente da subito sulla situazione. Risultato: psicodrammi personali, dipendenti a casa, ottimo lavoro svolto in quel settore finito nel dimenticatoio, azienda in questione che continua però a sopravvivere (il famoso cadere sempre in piedi di certuni? Non so, ma di certo comprendo lo stato d’animo dei lavoratori di ISBN);
Ed è pur vero che se ISBN avesse pubblicato meno qualità, o in altri termini se avesse avuto un catalogo più generalista e appetibile per qualche grande gruppo editoriale, quel gruppo editoriale si sarebbe mosso per salvare ISBN. Come Mondadori che va a salvare Rizzoli;
E il punto è anche questo: cioè il punto è lì, più in alto, inarrivabile, nell’Olimpo dell’editoria indicibile in cui i giganti si salvano tra loro. Accadeva già sul finire degli anni ’50 del secolo scorso, quando Mondadori risanò i debiti di Einaudi (grazie all’intermediazione di Erich Linder), ottenendone in cambio una fetta del suo catalogo (che avrebbe costituito la base per gli Oscar Mondadori). Con la differenza che stavolta il rischio è che Mondadori svenda Rcs Libri all’estero, o dia avvio a una fusione con un editore straniero. Se in tutti gli altri settori si ragiona in termini globali, perché non dovrebbe essere così anche per l’editoria? Ci troveremo a difendere gli autori nazionali e dunque la nostra lingua come oggi difendiamo il cetriolo di Bernalda? Vai a sapere;
Il titolo di questo post è, ovviamente, una provocazione. Si sarebbe potuto chiamare Anche se su Facebook lasci intendere di essere fidanzata, su Tumblr continui a sembrare sessualmente curiosa, e su Instagram le tue foto sexy con libri annessi non rendono certo onore al lavoro di tutti noi (laddove l’utente Facebook in questione è ovviamente l’editoria italiana, sicuramente una bella ragazza); sarebbe cambiato poco. Il titolo di un post serve soprattutto per essere letto, a prescindere dal suo contenuto: il che dice molto dei tempi che viviamo, in cui adottare la lingua del potere (sic) è l’unico stratagemma per essere letti e condivisi (e molto spesso questa lingua presuppone la provocazione, a mezzo hashtag, del tutto fine a se stessa); in cui non si riesce a immaginare altro che il potere (coi suoi strumenti), per quanto rinegoziabile di momento in momento, su più livelli, di rapporto in rapporto (in questo momento sono io a dominare te; poi sarà il contrario; poi io e te domineremo qualcun altro, che a sua volta ci dominerà dopodomani, e così via). Il fatto è che se tutta l’agitazione attorno a ISBN (e ad altre case editrici poco trasparenti) non diventa un fatto politico rilevante (e non può: il piano politico rilevante, purtroppo, è ancora quello su cui giocano Mondadori e Rizzoli, al momento), allora questa lotta (!) resterà un match tra invisibili o, al più, tra pari. Risolto questo conflitto, ce ne dimenticheremo, fino al prossimo. Occorrerebbe un ragionamento sul sistema industriale-editoriale italiano più ampio, e più onesto, magari andando a rileggere le tesi e le soluzioni dello stesso Linder (due su tutte: abolizione dei resi per le librerie, intervento pubblico minimo in un settore che fatica a emanciparsi da un concetto di cultura che troppo spesso è l’alibi di chi non sa stare sul mercato) e perché no andando a sfogliare il libro, per quanto furbetto e qui o lì addirittura superficiale, di Roberto Calasso su Adelphi; oppure arrendendosi infine una buona volta alla risposta, involontaria e potenziale, dei Blur.
20/05/2015
(Potrei cambiare idea.)
(Il cetriolo di Bernalda me lo sono inventato, ovviamente.)
Aggiornamento del 17/03/2016
Massimo Coppola è stato nominato consulente Rai. Nel frattempo, Mondadori ha effettivamente inglobato grossa parte di Rizzoli.