Qual è il problema.
L’illeggibile Tarantula, il canto di un secolo che è stato americano.
A diciotto anni in viaggio per la Val di Susa m’impressionavano quelle unghie lunghe e sporche che stringevano il cappello nero sulla copertina di Nashville Skyline.
Poco prima era stato quel romanzo breve che è Hurricane; avevo appena visto il film con Denzel Washington, in città il cinema aveva riaperto da poco.
E tuttora quella canzone rievoca immagini, una sceneggiatura in sette minuti, i violini come dissolvenze in nero tra una scena e l’altra.
Poi scoprire di quando aveva rotto, suonando in elettrico davanti ai parrucconi acustici di Newport; le mille vite, i cambiamenti, le maschere, i tour infiniti, tutto finito in quel bel film che è I’m not there.
E dunque Cold irons bound, quell’andamento da tarantella blues, gli angeli nel cielo scuro come un maelstrom, i baffetti disegnati, gli ebrei, suonare per il papa, l’assenza da Youtube.
La letteratura, il canto – la poesia – nel juke box, un espediente come un altro, un supporto come un altro, lo diceva l’amico Ginsberg e lui l’aveva già capito: il Nobel è alla materia, questa materia assurda e universale, incomprimibile in un supporto soltanto (la carta, il vinile, perché non il cielo o lo schermo di uno smartphone?); e sempre antica, sempre inedita.
Qual è il problema?
Un semplice scherzo del destino, Dario Fo e Bob Dylan nello stesso giorno, pensare che non lavorerò più per Maggie’s farm no more ogni volta che non vedevo il becco di un quattrino,
fare a pezzi l’idea di personalità per farsi ombre mobili in un’idea che è preesistente all’uomo e lo prosegue in astro, spazio nero e incontaminato, ancora esplorabile, o al contrario
pensare che la letteratura debba essere cosa immutabile nei secoli dei secoli, inchiodata al segno impresso su carta, povera fanciulla, ancella stuprata a sangue dai lettori, o al contrario – rovesciando ancora tutto nel suo contrario: avendo creato una nuova espressione poetica,
pensare che se la letteratura è una forma d’amore dell’uomo verso l’uomo, allora come l’amore non può avere una forma soltanto – davvero un giorno meriteremo che il Nobel per la letteratura venga assegnato anche a uomini di cinema, musica, videogiochi, televisione, Internet, ai primi artisti telepati, agli angeli che cantano in coro,
alla natura per il sole, alla natura per la luna.
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