Capita che certe cose che agli altri possono apparir nuove, frutto di un percorso nuovo, siano al contrario vecchi fantasmi che hanno finalmente trovato la forza e soprattutto l’occasione di venir fuori. Ecco, il mio 2012 sarà in parte abitato da vecchi fantasmi miei – al contrario nuovi, cortesi e gradevoli, mi auguro, per voi.

Partirei dal libro nuovo. Il libro nuovo è un romanzo e uscirà nella primavera del 2012 per Caratteri Mobili. L’ho scritto più di un anno fa. Al momento ha due titoli – uno rimanda al corpo, l’altro alla pioggia – ed è in fase di editing. In ogni caso si tratta di una tragedia on the road. Una tragedia perché, letteralmente, finisce male. Anche se le ultime due parole del libro sono molto belle e contengono un po’ di speranza per tutti noi. Be’, com’era quella storia a proposito delle tragedie? C’è sempre tempo per fare una tragedia. Anche perché i miei primi due libri, a quanto pare, erano molto divertenti. Ero convinto di aver fatto due tragedie, e invece chi li ha letti mi ha detto di aver persino riso. Il lettore, si sa, è come il cliente di un ristorante abusivo a due passi dal mare: ha sempre ragione. Comunque. Voglio aggiungere solo un dettaglio sul protagonista di questo mio terzo figlio: si chiama Danilo, è un ingranaggio minuscolo e insignificante di un meccanismo antropologico che si inceppa a prescindere ed è appena fuori da una dipendenza socialmente inaccettabile.

Su questo blog invece porterò avanti, tra le altre cose, due rubriche, diciamo così, pubblicandole a puntate. Prima di tutto il Questionario sullo scrivere. Ho raccolto delle interviste – questionari, appunto, che sono un po’ i nipotini tutti ligi al dovere delle interviste – con alcuni scrittori che conosco più o meno bene, di cui certamente ho stima. Dalle loro risposte ho tratto dei piccoli ritratti degli stessi. Tutto questo perché quando si parla di scrittura si finisce sempre col parlare di editoria; o comunque si finisce per fare discorsi molto tecnici che interessano poco i non addetti ai lavori – in questo dimenticando che i lettori, anche loro, sono non addetti ai lavori. In questo dimenticando che la scrittura è una pratica tutta umana che appartiene a ogni essere umano, sebbene su livelli differenti. Insomma, ho cercato di tirar fuori qualcosa che potesse esser utile a molti, a partire da me che ancora non capisco bene quanto una cosa come lo scrivere possa determinare la vita di un essere umano. Anche perché al di là degli status, delle pose e delle intenzioni, cosa sappiamo noi di chi scrive? Ho cercato di metter su qualcosa di sobrio e di onesto, insomma, nel secolo in cui – siamo tutti d’accordo – scrivere non dà da mangiare a nessuno, per cui il punto non è il mercato, il meccanismo editoriale – non è quello il discorso che mi interessa. Io stesso mi sento più simile a un divo del muto disperato per l’arrivo del sonoro piuttosto che, per dire, a Johnny Depp.

Seconda cosa. Il Dizionario Immaginario (anche questo a puntate). Da qualche anno raccolgo le voci di un mio personalissimo dizionario, un gesto inevitabile per chi, come me, è convinto che è soprattutto nella lingua che noi viviamo e di conseguenza prova grande ammirazione per tutti gli esperimenti simili tentati nel corso dei secoli dall’umanità – su tutti, adoro I Sillabari di Goffredo Parise. Il dizionario è un tentativo di contenere, mettere il guinzaglio all’infinito, se ci pensate; delimitare i contorni di una bestia invincibile come la lingua. La sconfitta è sempre dietro l’angolo ma ci si prova comunque. La mia è una raccolta di voci che continuerò a scrivere finché campo. Sempre definitiva e provvisoria insieme. In fondo un dizionario è un elenco di voci che compongono un certo tipo di mondo, di immaginario. Il mio al momento risulta incompleto e anzi parzialmente affetto da un progressivo e potenziale restringimento, dato che il mio lessico, come quello di molti, è sotto continuo scacco a causa della velocità e voracità della Rete. Il Dizionario Immaginario è perciò anche una sorta di antidoto, almeno per me – per quanto magro e, ribadisco, incompleto: ad esempio alla lettera B di Bacio non ho nulla, al momento.

Quanto descritto finora non occuperà tutti gli spazi del Vecchio Malesangue e accadrà non prima del 1 gennaio 2012; per prima cosa, però, mi occuperò di spiegare perché cancellarsi da un social network, oggi, è un gesto che può (o non può) avere una forte valenza simbolica.

Per cui, nel frattempo, ancora: Buon anno (di che anno?).