C’è una poesia di Vincenzo Costantino che si chiama “È bellissimo”.
Vincenzo Costantino è un vero signore, e in quei suoi versi usa il presente; in effetti, nel giorno di Natale è bello pensare a chi c’è, ai presenti, intesi non solo come doni. Quanto a me, il condizionale è invece d’obbligo, perché non sono ancora un signore e le assenze, da queste parti, non sono ancora un dettaglio trascurabile.
(Per cui quanto segue è per P. ed E., due bellissime presenze — giusto per qualche ora, mentre già si facevano assenti: è stato bello così.)
Buona lettura, e buon Natale.

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Sarebbe bellissimo, se una mattina, svegliandoti
non ci fossero lacci da annodare
o il nuoto in letti vuoti.
Sarebbe bellissimo, se una sera, tornato a casa
la donna che dici di amare
e che dice di amarti, dicesse soltanto:
Dovresti darti una mossa, smetti quel muso
ma prima di fare qualsiasi cosa,
vieni qui, a darmi un bacio.
Sarebbe bellissimo, se un bel giorno,
il tuo datore di lavoro ti chiamasse
e dicesse: Forse è tempo che tu guadagni
il giusto, per avere una vita tua, con una moglie
e degli splendidi bambini,
lontano anche dai miei ordini.
Sarebbe bellissimo, se una domenica,
ti svegliasse il tuo editore,
con una telefonata brusca:
No, non si tratta di recensioni, né di premi.
Abbiamo fatto un po’ di calcoli,
ti dobbiamo un bel po’ di quattrini
perché hai venduto un sacco.
Sarebbe proprio bellissimo, nonché molto appropriato
come capita a una certa ora della notte,
quando sai che è troppo tardi
per rivolgere preghiere
a chicchessia.